27 Gen Inferno e Paradiso: racconti e aforisma
Le favole possono sollecitare riflessioni, diffondere valori, far nascere dubbi, risvegliare emozioni, generare cambiamento. Sono quindi uno strumento di apprendimento molto utile nella formazione. Spesso sono utilizzati, per esempio, questi due racconti giapponesi sulla differenza tra Paradiso e Inferno.
Il primo è sul valore della collaborazione e sulle conseguenze, in termini di problem solving e benessere delle persone:
….“Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso. Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno. Un angelo lo accontentò. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà. “Com’è possibile?” chiese il samurai alla sua guida. “Con tutto quel ben di Dio davanti!” “Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca” Il coraggioso samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti. Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso. Qui lo attendeva una sorpresa. Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno! Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi. Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca. C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia. “Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai. L’angelo sorrise: “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”. Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi.”
Il secondo sul controllo emotivo:
“C’era una volta un samurai che voleva conoscere la differenza tra paradiso e inferno. Egli cercò in
lungo e in largo fino a che non incontrò un maestro dal quale sperava di imparare. E così, si presentò al maestro e subito gli chiese quale fosse la differenza tra paradiso e inferno. Il maestro prese la spada del samurai e, ruotando la lama dalla parte piatta, colpì il samurai sulla testa. Il samurai rimase sorpreso, ma decise di ignorare questo atto, “Forse il maestro non ha compreso la mia domanda” pensò.
Poi, ancora una volta rivolse la stessa domanda al maestro. E di nuovo il maestro colpì il samurai sulla testa. Al che il samurai vacillò e rimase sconcertato, ma nonostante ciò si azzardò a rivolgere la sua domanda per una terza volta; ma non riuscì a finire la sua domanda che il maestro lo colpì per una terza volta. A questo punto, il samurai perse la calma, strappò via la spada dalle mani del maestro, la sollevò sulla sua testa ed era già pronto a colpire la testa del maestro, quando questi sollevò un dito e il samurai si fermò: “Questo è Inferno.” disse il maestro. Il samurai rimase colpito immediatamente dal coraggio di quel fragile vecchio uomo – che aveva rischiato la sua vita per la domanda di uno straniero – che cadde in ginocchio e si inchinò al Maestro. “Questo è Paradiso.” disse il Maestro.
Ecco invece un aforisma sull’Inferno e sul Paradiso molto utile per la gestione dello stress:
Il paradiso consiste nel passare tutta l’eternità a studiare le sacre scritture.
L’inferno, invece, consiste nel passare tutta l’eternità a studiare le sacre scritture.
È un aforisma che mette in guardia contro le istruzioni per l’uso e le generalizzazioni quando si cercano strategie comportamentali per affrontare lo stress. Mette soprattutto in evidenza la necessità di passare dalla “reattività” allo stress – inconsapevole, automatica, istintiva – alla risposta consapevole allo stress. Perché solo un valore al disopra degli altri ci può portare a vivere meglio: la consapevolezza. Contro l’insostenibile automaticità dell’essere la consapevolezza diventa una risorsa cruciale: ci fa scegliere i giusti pensieri e fa sì che i pensieri lavorino per noi e non contro di noi.
Perché, in fondo, la nostra vita è quella che i nostri pensieri vanno creando.
Le immagini in questa pagina sono opere di Yoshiro Tachibana.
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