19 Dic Arrivano le feste, bisogna giocare a carte. Quelle giuste.
Quanto mi dà fastidio pensare che dentro di me ci sia qualcuno che può realizzare se stesso e invece io mi rendo conto di non riuscirci. Quanto mi fa star male sapere che potrei farcela, ma non ce la faccio. C’è un altro che può ottenere successo, conseguire risultati e quello sono io stesso. Il mio disagio aumenta quando Shakespeare mi ammonisce: “Gli uomini a un certo punto sono padroni dei loro destini: la colpa caro Francesco (Bruto) non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi, se siamo degli schiavi¼” o ricorda che: “Siamo fatti della stessa materia di cui son fatti i nostri sogni”.
Mi aiuta però il ricordo di Pasquale Scarlini, mio Direttore al Centro di Psicologia e Psicosociologia dell’ENPI, Ordinario di psicologia del lavoro e dell’organizzazione alla Sapienza, ex internato in un campo di concentramento: ricordo la sua cultura, la sua vicinanza, la sua umiltà che rendeva abbagliante la sua preparazione. Ricordo quando metteva in guardia me e altri giovani formatori su un uso distorto del pensiero dei grandi autori, e invitava a non soffocare con dotte citazioni le inquietudini delle persone… Nonostante ciò non riesco a non pensare: che mortificazione questo scostamento tra sé reale e sé ideale!
Allora mi chiedo: per non essere tormentati da questo senso di inadeguatezza e insufficienza dobbiamo poter contare su qualcosa? L’idea è quella di fare affidamento sull’arrivo delle prossime festività. Naturalmente a patto di non disperdere le nostre energie nel farci vedere disinvolti, contenti, estroversi e felici, iperattivi alla frenetica e affannosa ricerca della felicità.
Possiamo fare affidamento sull’arrivo delle festività di fine e inizio anno perché è quello il momento giusto per affermare i nostri propositi e i nostri proponimenti e… per giocare a carte. Sembrano due mondi lontani: che c’entra il gioco delle carte con l’impegno per un nostro miglioramento, del nostro Autosviluppo? Il segreto è tutto lì: giocare a carte.
Quando giochiamo a carte
Nei fatti cosa succede: hai alzato le carte che chi era di mano ti ha distribuito. Le guardi. Ci pensi su, fai mente locale. Ma non te ne toccano altre. E ti rendi conto che non ti resta che giocare nel migliore dei modi con le carte che hai. Se sei saggio, cerchi di non disperdere i tuoi pensieri nel sognare a quello che avresti potuto fare se te ne fossero toccate delle altre. Le carte napoletane, quelle piacentine, i tarocchi hanno tutte un preciso significato e un forte valore simbolico.
Ma io voglio proporre una sequenza di carte da gioco diversa e che soprattutto assicuri risultati diversi rispetto alle statistiche. Statistiche che non incoraggiano se più del 90% delle persone che perdono peso grazie a una dieta lo riacquistano, se anche dopo un attacco cardiaco solo un paziente su sette cambia stile di vita.
Tutte le carte sono importanti per vincere: investire le proprie energie su un solo comportamento invece di disperderle in più cambiamenti, procedere per piccoli passi, definire con precisione quando assumere un dato comportamento per ridurre la quantità di energia necessaria per farlo, condividere l’esperienza del cambiamento con qualcuno per aumentare la possibilità di successo.
Ma tre sono gli assi: le carte che assicurano il successo e la felicità.
La prima carta è quella della “grande premessa” o del “punto di partenza”: quanto ci diamo da fare per non fare accadere le cose che diciamo di volere far accadere? ll cambiamento spesso è ostacolato dalla paura delle conseguenze che potrebbero verificarsi se riuscissimo realmente a cambiare un dato comportamento. Tale timore può indurci a sabotare inconsciamente il nostro piano di autosviluppo. Per risolvere questo problema, occorre:
– portare alla luce le nostre “grandi premesse”,
– stabilire se le paure siano fondate o meno,
– programmare un rituale in modo da massimizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi del cambiamento.
La seconda carta è quella della “resistenza”. Resistere alle tentazioni richiede un grande spreco di energia. È più funzionale, quindi, prevedere gli ostacoli che si incontreranno e definire azioni positive che possano difendere l’obiettivo prefissato e ragionare nell’ottica del “Se insorge la situazione X, allora sceglierò la risposta Y”. La risposta positiva alle tentazioni, presto non richiederà più un controllo conscio e quindi uno spreco di energie, ma sarà automatizzata.
La terza carta è quella della “consapevolezza”. I nuovi comportamenti appresi rischiano di perdere nel tempo la loro efficacia e diventare semplici comportamenti automatici. Allora bisogna riflettere su ciò che stiamo facendo, i traguardi raggiunti, le difficoltà incontrate. E assumerci le nostre responsabilità. Darà valore al percorso del nostro sviluppo e aumenterà la forza del cambiamento.
Rimane in ogni caso la carta di Thomas Edison (il professor Scarlini mi perdonerà per la citazione): “Se pensate di farcela ce la farete. Se pensate di non farcela, avete ragione.”
Francesco Tulli
(La foto in questa pagina è un’opera della Paper Art di Maryse Dugois)
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