22 Feb Conversazione con Vittorio Braguglia, di Europe Daimler AG
Paola Pirri e Lara Cesari di HXO hanno incontrato Vittorio Braguglia, Director Own Retail Europe – Daimler AG dando luogo a questa interessante conversazione.
Paola Pirri: Partiamo da te. Vittorio, chi sei?
Vittorio Braguglia: Io sono un manager di Mercedes Benz; gestisco le concessionarie di MB in Europa. Vivo tra aeroporti, hotel e meeting!
Lara Cesari: Spesso hai parlato del ruolo che ha la seduzione nel coordinare e gestire obiettivi e persone. Come fai ad essere un manager ispirante e seduttivo, inteso come colui che è capace di condurre a sé, di avvicinare?
Vittorio: Cerco una motivazione costante in tutto quello che faccio, un obiettivo e una felicità nella mia esistenza. Secondo me l’ispirazione nasce dal modo in cui accompagni gli occhi degli altri e leggi in essi ciò che le persone vorrebbero realizzare in questa vita. Uno dei compiti del manager è cercare di rendere felici le persone del suo team, ponendo domande, ascoltando, interessandosi. Quando una persona percepisce che sei realmente interessato alle sue aspirazioni, ti darà la chiave per sapere come renderlo parte attiva e funzionale al raggiungimento dell’obiettivo. Quando l’ho capito lo comunico con grande chiarezza: è cruciale che ciascuno sappia che lo hai scelto, che l’avergli affidato un obiettivo non è frutto del caso o di un organigramma organizzativo, ma è conseguenza di una scelta precisa.
Paola: Quando parli del rendere chiaro il contributo di ciascuno per l’obiettivo da raggiungere, ci puoi raccontare cosa fai?
Vittorio: Do la visione di quello che dobbiamo realizzare e i tempi che abbiamo, ne dichiaro la difficoltà, ma anche la sicurezza di riuscirci. Chiedo alle mie persone di stringere un patto con me, fondato sull’impegno e sull’assunzione di responsabilità. Ogni giorno utilizzo le diverse occasioni di incontro per richiamare il patto originario, sia con le persone con cui opero a più stretto contatto, sia con tutti coloro che fanno parte del grande disegno. Non sono mai rimasto chiuso nelle mie stanze, non puoi sapere come procedono le cose se non parli con tutte le persone che, a qualsiasi livello, stanno lavorando per contribuire a raggiungere il tuo obiettivo.
Lara: Vittorio, qual è la tua bussola manageriale?
Vittorio: In ogni cambiamento che ho affrontato, mi sono sempre posto due domande: cosa so fare bene e cosa mi rende felice fare. Ogni volta che le risposte hanno coinciso, ho saputo che quello era il mio Nord. E l’ho seguito.
Paola: La felicità è parte della tua bussola, come hai detto, ed è anche una leva che hai nel guidare le persone…
Vittorio: La felicità è trascinante. Chiediti sempre cosa rende felice te e cosa rende felice chi lavora con te. Poi fallo sentire unico, fai percepire a ciascuno quanto è funzionale e importante per te e per l’obiettivo che vi siete prefissati. Per renderlo felice, leggi la sua anima. La felicità è dentro di noi e devi scovarla. Attualmente gestisco vari paesi e varie personalità; leggere le anime diventa molto più difficile. Quello che faccio adesso è dedicarmi a queste anime per far sì che possano accompagnarmi in questo percorso, con un chiaro obiettivo da raggiungere. So di non avere dato solo felicità e di avere causato anche molta infelicità, ma ho fatto delle scelte chiare e le ho sempre motivate assumendone piena responsabilità. Ho portato sulle mie spalle il peso della leadership, ho fatto scelte impopolari, ma sono rimasto pienamente consapevole della mia solitudine. Un leader è solo anche quando tante persone lavorano con lui.
Paola: Vittorio, abbiamo preparato per te due brani tratti da due differenti poesie. Il primo è di Pasolini, Senza di te tornavo, e dice: “Io non so frenare quest’angoscia che monta dentro al seno, essere solo”. L’altro brano è di Keats e si chiama Solitudine, e dice: “Solitudine, se vivere devo con te, sia almeno lontano dal mucchio confuso delle case buie, con me vieni in alto”.
A te la scelta. Essere solo è un’angoscia che monta dentro al seno o è la capacitò di andare in alto e guardare le cose?
Vittorio: Secondo me è la capacità di andare in alto e guardare le cose. La solitudine è sempre vista in maniera negativa. Io trovo che la solitudine sia anche di grande ispirazione. Quando, nei miei viaggi, volo da solo, in un certo senso riesco a vedere il mondo chiaro e splendente, come difficilmente mi capiterebbe se non fossi solo. Essere solo è anche essere forte.
Lara: Che succede se non si investe del tempo manageriale sul cercare di guardare le cose dell’alto, sul cercare di ispirare le persone? A cosa serve questo lavoro che fai e cosa succede se un manager non lo fa?
Vittorio: Questo lavoro serve a raggiungere gli obiettivi, a fare in modo che le persone che lavorano con te siano ottimamente impiegate, o meglio, felici di rendere il massimo per raggiungere l’obiettivo. Se guardo le persone e le vedo tristi e abbandonate, so che non potranno mai rendere quello che renderebbero se fossero felici e accompagnate in un percorso.
Lara: Vittorio, ti propongo due binomi, vorremmo avere un tuo commento. Ispirazione e dolore.
Vittorio: L’ispirazione non è mai legata al dolore, è sempre felicità. Il dolore è precedente all’ispirazione, che nasce da un momento di sofferenza, da una pressione percepita.
Lara: Ispirazione e curiosità.
Vittorio: Curiosità è scoprire di più, vedere dietro, guardare oltre la nebbia. L’ispirazione, in un certo senso, è curiosità. È rispondere alle tante domande che mi pongo, è una parte enorme della mia energia e della mia voglia di andare avanti. Ispirazione è curiosità e stupore. È cercare di non essere mai prevedibili, tentare di non utilizzare schemi precostituiti. È lasciarsi stupire dagli altri, non darne mai per scontata la presenza, l’ingaggio, la motivazione, l’energia.
Paola: Quando in passato hai avuto a che fare con organizzazioni in crisi che hai dovuto risollevare, tu sei comunque riuscito a mantenerti ispirante, stupendo le persone delle tue decisioni, delle tue visioni e del tuo atteggiamento sempre ottimista e positivo. Come fai a sorprendere sempre?
Vittorio: Ciò è legato all’aspettativa della persona. Io non stupisco perché voglio stupire, stupisco perché nell’altra persona provoco delle emozioni inaspettate. In un certo senso, questa grande energia, questo costante accompagnare in un percorso, stupisce, perché forse è la costanza che stupisce.
Paola: Cosa ti ispira negli altri?
Vittorio: Mi ispira riconoscere le variabili delle emozioni, che riescono a muovere il corpo e la mente. Mi ispira la curiosità di scoprire l’altro, quello è sicuramente per me un grande motivo di esistere. Se fosse solo per i numeri, lo troverei banale, mentre il poter leggere le anime e poter capire come poter raggiungere insieme agli altri la felicità è per me la motivazione massima.
Paola: Grazie Vittorio
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